Poesia Oggi

Nel 1989 Vittorio aveva scritto un saggio critico, inedito, intitolato Poesia Oggi che ripercorre la poesia e l’arte del XX secolo. 

Punto di partenza sono due NO: il NO di Montale che ci ha accompagnato dal periodo fascista ad oggi, non facilmente comprensibile nel dopo guerra, controcorrente; il NO di Elsa Morante in Aracoeli degli anni ’80,  un no incompreso più radicale, non solo al sistema politico sociale ed esistenziale ma che toccava anche tratti più intimi fino alla negazione della storia.

Il testo di Vittorio si svolge attraverso continue domande, a cui le risposte sono sempre aperte; attraverso questo dialogo si evidenziano certe caratteristiche peculiari del nostro tempo:

  • il MERCATO in generale, che diventa sempre di più mercato dell’arte, della poesia e degli esseri umani. “il mercato come ideologia, come filosofia, come scienza”; “il mercato è il referente esclusivo di tutto, il termine valutativo e conoscitivo di ogni proposta pragmatica e progettuale di opere, di fondazioni, di istituzioni e di programmi”; “la sua legge è assoluto”.
  • l’INVOLUZIONE, “soprattutto oggi esorbitando dal cerchio dl falso benessere e delle tragiche antinomie sociali, di natura economica, politica e culturale”.

Altre domande riguardano l’arte, la poesia in questo contesto: Che funzione può avere la poesia? Che possa rompere questa macchina opprimente che invade tutto? Come recuperare il messaggio? Messaggio che consiste nel colloquio tra l’autore e “il fruitore” che porta qualcosa di nuovo?

Il messaggio deve far scaturire una risposta rivoluzionaria, perché nuova, altrimenti non è arrivato.

 Da qui l’importanza per l’uomo di uscire “all’aperto, sulle piazze e sulle vie del suo dramma quotidiano”. 

Le avanguardie se non attingono al dramma quotidiano sono solo sperimentazioni sterili, sosteneva Vittorio. Ora si rischia in tutto il mondo, dove pur ci sono state poesie di strada, l’appiattimento completo e agnostico.

Oggi bisogna capire che il NO di Montale e il NO di Aracoeli che non hanno risposta, sono un grido di battaglia per fare della poesia una cosa viva.

Anche il concetto di FRUIZIONE rimanda al Mercato, al nostro rapporto mercificato con tutto quello che riguarda il quotidiano. “Vivere una vita autentica vuol dire fare un lavoro non mercificato”.

E in questo Vittorio non smise mai di essere rivoluzionario. Naturalmente il saggio dice molto di più ma ci contentiamo di questa piccola escursione. 

Gli espropri – La sfida

Le terre, molte e diverse e in diverse località, dovevano essere occupate da nuovi imprenditori per reti viarie, per insediamenti industriali, per edificazioni di varia natura.

Tutto diventava “sorgente di profitto”.

«E qualche disoccupato avrebbe trovato lavoro!» concedeva qualche socio. La fertilità sarebbe consistita nel “creare merci”.

Di qualsiasi genere… «A lei signor Mazzetto la parola!…»

….«Si!» disse ad alta voce «Ho una proposta da fare… quel che occorre spendere per gli espropri, consiglierei di depositarlo in banca, invece di distribuirlo subito “brevi manu” ai singoli interessati»… E la sua proposta fu accolta. …

Comprare lui tutto, somme versate e interessi.

Comprare l’immunità dei liberi figli della terra.

Espropri non ce ne dovevano essere. Neppure l’ombra. Terre vive per merci no!

Respiri d’uomini in cambio di quel carosello di illimitate circolazioni di profitto… Ecco il primo progetto.

… Col passare del tempo tuttavia molti furono i suoi complici guadagnati a quella sua causa anche se non erano la maggioranza.

Aveva completato il “risveglio” intanto.

Cogliendo il vero perché di quelle defezioni imprevedibili.

Organi di stampa, radio, televisione, mezzi di diffusa informazione. Tutte le “cabale magiche” della grande “fabbrica del profitto”. … E l’operazione soprattutto procedeva segreta.

esproprio

In tempi bui non serve cercare grandi teorie ma i deboli lumini che alcuni di noi accendono (Hannah Arendt)

In Don Chisciotte miliardario, Neri resta sempre fedele a se stesso, alle proprie origini mostrando come la forza del singolo sia il valore aggiunto nella lotta per affermare le proprie idee. “I fantasmi bianchi”, le radici di papà Lamberto, della terra e dell’acqua sono la forza propulsiva per costruire un futuro che non rinneghi i principi basilari. Ma non bastano le radici ci vuole un “apprendistato” che Neri fa nel mondo della finanza e che lo rende “coraggioso”, “ora non ho più paura di niente”.  Senza una conoscenza approfondita del sistema siamo in preda a tutti i richiami della civiltà dei consumi.  La conoscenza ti permette di giocare da pari, un “re fra i re” e di provare a contrastare insieme ad altri il meccanismo osceno superando la domanda che il giovane Neri si fa per tutto il percorso: “Vera la vita dei furbi o quella dei semplici?”

Neri è il “debole lumino” in un tempo buio che anche se sconfitto è lo stesso vittorioso finché una giovane donna e un ragazzo artista restano con lui. Proprio i giovani sono il pubblico di riferimento di tutta l’opera di Vittorio. Sono loro che devono raccogliere il messaggio, devono poter credere nelle favole, liberi di pensarle.